domenica 18 agosto 2013


1860




Traduzioni.

  Onorato di Balzac, La Matrigna o i due amori: dramma intimo in cinque atti di Onorato di Balzac, Trieste, Colombo Coen Tip.-Editore, 1860 («Emporeo drammatico», dist. 3, fasc. 7-12, serie 1), pp. 136.[1]


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  Un volume in 8°. La traduzione, anonima, si fonda sul testo dell’edizione originale (Paris, M. Lévy, 1848).


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  Balzac, Le premure di una sposa, «La Ricreazione per tutti. Raccolta di letture piacevoli pubblicata dal Prof. Domenico Ghinassi», Napoli, a spese degli Editori, Seconda edizione con molte aggiunte, Volume Secondo, Parte Seconda, 1860, pp. 470-471.

  Si tratta della riproduzione della traduzione (tutt’altro che esemplare) del capitolo intitolato: Les attentions d’une jeune femme, contenuto nella Parte prima di Petites misères de la vie conjugale (cfr. pp. 33-37 dell’edizione della ‘Nouvelle Pléiade’, XII, 1981), già pubblicata ne «L’Omnibus» di Napoli il 9 ottobre 1845,[2] con il titolo di: Le premure d’una sposina.

  L’edizione francese di riferimento è quella pubblicata da Chlendowski nel luglio 1845.



Studî e riferimenti critici.



  Balzac (di) Onorato (biogr.), in AA.VV., Enciclopedia Economica accomodata all’intelligenza ed ai bisogni d’ogni ceto di persone con incisioni in legno nel testo e in rame a parte. Opera particolarmente necessaria ai pubblici stabilimenti dell’istruzione, dell’industria, ai comuni, ai padri di famiglia ed al clero compilata da una Società di dotti e letterati italiani per cura di Francesco Predari. Volume I, Torino, presso la Casa di Commissione libraria diretta da G. Maspero, 1860, pp. 402-403.

  Uno de’ più fecondi e celebrati romanzieri moderni francesi, nato a Tours nel 1799, morto a Parigi nel 1850, fece i primi studi nel collegio di Vendôme, ove lasciò fama di allievo indolente ed indocile. Compiuti li suoi studi in un’istituto (sic) privato di Parigi, fu posto dalla sua famiglia nell’ufficio di un notaio di quella città, ma da quel tempo, anziché attendere agli atti forensi, prese a scrivere articoli ne’ giornali. Dal 1822, o poco innanzi, fino al 1829, mandò in luce varii romanzi sotto il nome di Orazio di Saint-Aubin, di Veillergé (sic), e di lord Rhoone (anagramma di Honoré). Frattanto nel 1826, associandosi con lo stampatore Barbier per la pubblicazione degli Annali romantici, faceva professione di libraio, di stampatore e di scrittore. Procurò allora un’edizione delle opere di La Fontaine. Finalmente nel 1829 mise in luce il primo romanzo sotto il proprio nome, e fu Le dernier Chouant (sic). Ma l’anno seguente la sua Fisiologia del matrimonio destò l’attenzione dell’universale sul novello scrittore. Da allora in poi mandò in luce senza posa una stupenda quantità di opere, nelle quali sotto i titoli di Scene della vita privata, di provincia, militare, di campagna, politica o di Studi filosofici o analitici, tolse a dipingere con vivi colori il gran quadro della civiltà moderna, collegando tutti que’ suoi scritti sotto un’idea comune, ch’ei chiama Commedia umana. «Tutti i suoi libri, diceva Vittore Hugo, fanno un libro solo, libro vivente, luminoso, profondo, per entro al quale tu vedi andare e venire, e muovere e discorrere con un certo che di trafelato e terribile, misto del vero, tutta la civiltà presente, un libro che piglia tutte le forme, tutti gli stili, che sorpassa Tacito e va sino a Svetonio, che trascorre da Beaumarchais fino a Rabelais». A dir vero, il nostro autore, ostentando ne’ suoi scritti il fare d’un uomo senza principii, assumendo tutti i caratteri, mostrasi alternativamente e, per dir così, indifferentemente, severo moralista, o mistico estatico o cinico sfrontato. Peccato che, stretto dal bisogno, abbia spesso fatto della letteratura un mestiere! Balzac si provò anche in cose drammatiche, ma con minor ventura; quantunque il Mercadet faccendiero, commedia rappresentata dopo la sua morte, avesse grandi accoglienze siccome quella che ci discopre le mariuolerie degli speculatori. Una edizione illustrata delle opere sue fu intrapresa dal Furne, e alla morte dell’autore n’eran già fuori 17 vol. in-8. Furono altresì messi a stampa nel 1852 i Pensieri di Balzac. Tutte o quasi tutte le opere sue sono tradotte in italiano. Si possono consultare gli Studi su Balzac del sig. Sainte-Beuve; Revue des deux mondes, 1834, e Vita di Onorato Balzac di Gustavo des Noires-Torres (sic).

  I “Lioni” di Parigi, «La Ricreazione per tutti. Raccolta di letture piacevoli pubblicata dal Prof. Domenico Ghinassi», Napoli, a spese degli Editori, Seconda edizione con molte aggiunte, Volume Secondo, Parte Seconda, 1860, pp. 440-441.

  p. 440. Una gentile signorina che fortunatamente non ha mai letto Balzac, Eugenio Sue e compagni, udendo a leggere, pochi dì fa, Il Codice de’ Lioni, con una ingenuità da far scoppiare dalle risa tutta la rispettabile corporazione de’ Gallomani in Italia, ci dimandava: cosa sono i Lioni?

  Elenco dei manoscritti della collezione del Marchese Cesare Campori. Appendice prima alla nota degli autografi più insigni della Collezione C. e G. Campori, Modena, Tipografia di Antonio ed Angelo Cappelli, 1860, [pp. 39-41].

   p. 40.

Secolo XIX.

Balbi Adriano
Balzac Onorato
[…].

  [Antonio Bresciani], La Casa di ghiaccio o Il Cacciatore di Vincennes. La Scuola, «La Civiltà Cattolica», Roma, coi tipi della Civiltà Cattolica, Anno Undecimo, Vol. VII della Serie Quarta, 12 Luglio 1860, pp. 180-193.
  p. 184. La prima volta che Petersen era venuto col capitano Mac Clintock alla casa di ghiaccio Martino, essendosi avveduto ch’egli conosceva assai bene il francese, l’avea richiesto, se a bordo del Fox avesse portato seco qualche libro di quella lingua: cui rispose Petersen, che avea in francese i romanzi di Dumas, di Victor Hugo e di Balzac – No, no, mio caro, disse Martino, cotesti sono libri velenosi all’eccesso: io amo cose più gravi e più sostanziose.

  C. Z. Cafferecci, Gli Zingari di Napoli. Romanzo contemporaneo per C. Z. Cafferecci. Vol. VII, Napoli, Stamperia del Fibreno, 1860.

Il pezzente grigio, pp. 131-153.

  p. 131. Dieci anni or sono, come del resto esiste anch’adesso, una casa assai vasta, di un tristissimo aspetto vedeasi nella piazzetta di Porto conosciuta sotto il nome di palazzo sottoterra. Descrivere il labirinto di quel fabbricato, le sue quattro scalinate, le porte e porticine de’ suoi quattro piani, sarebbe impresa difficile a qualunque scrittore non avesse la penna di Balzac o di Eugenio Sue … Io rinunzio a questa descrizione. Dirò solo che fra il terzo e quarto piano di codesta casa eravi una porticina e che questa porticina dava ingresso all’abitazione legale di un vecchio conosciuto generalmente sotto il nomignolo di Pezzente grigio

  Cesare Cantù, Capo IX – Il Risorgimento. § 6° - Romanzi, racconti, ecc., in Della letteratura italiana. Esempj e giudizj esposti da Cesare Cantù a complemento della sua Storia degli Italiani. Seconda edizione torinese, Torino, presso l’Unione Tipografico Editrice, 1860, pp. 579-618.
  Cfr. 1853.


  Alessandro Dumas, Lettera di Alessandro Dumas. Alla Cicala Politica, «Il Lume a gas. Giornale umoristico politico», Napoli, Anno I, N. 34, 11 Agosto 1860, pp. 133-134.

  p. 134. Ascoltate dunque bene quello che dirò:

  — Italiani miei fratelli! È vero che men­tre voi pugnate come leoni contro il nemico, io mi metto al sicuro a contemplarvi; ma, co­sì facendo, voi avrete sempre in me un testimonio che ritornando in Francia sarà obbli­gato a dire: —Signori Balzac, Sue, Koch, Sand, e romanzieri francesi tutti, che per lo passato scrivendo i vostri romanzi facevate quasi sempre far la parte del ladro, dell’im­broglione, del poltrone e del vigliacco all’Ita­liano, voi siete tanti bubboloni? miei cari.


  Paolo Ferrari, Prosa. Commedia in cinque atti, Milano, Libreria di Francesco Sanvito, 1860 («Opere drammatiche di Paolo Ferrari», Vol. 3 – Disp. 1).

Atto primo. Scena III.

pp. 32-33.

  Camillo [Blana] (seccato).
  Tregua ai sarcasmi, prego! – Nessuno più di me sente l’assurdità del presente stato del mio spirito! ma che farci? Ho io colpe se la vita del matrimonio, questa catena di doveri color di rosa, mi pesa, mi pone lo sconforto nel cuore? – Se questa vita mi si presenta, ogni dì più, sotto un aspetto di aridissima e contagiosa volgarità? – Se io sento di non potermi piegare, altro che infrangendomi, al giogo delle mille sue leggi? – Ma, vostra moglie non esige che vi pieghiate? i essa vi vuol libero! … E questo è il peggio! Magari mi volesse schiavo! – Sarebbe una tirannia, e mi potrei ribellare! a sua condiscendenza invece è un giogo anche più duro, perché m’impone fino il rimorso di ogni minima indiscrezione a cui tira addosso i sarcasmi, i biasimi, i motteggi di tutte le altre pietosissime mogli, e di tutti gli scapoli loro adoratori! – Si potrebbe stabilire un sistema di reciproca indipendenza; separare gli appartamenti – No, mio caro! – a parte i rischii accennati da Balzac – io amo di essere logico anche a mio carico: ogni condizione di vita ha leggi irrecusabili; ed è mostruosamente ridicola questa maschera di celibato che certuni impongono al matrimonio, riducendolo così a non essere che … una fabbrica privilegiata di eredi legittimi.


  P. Giuria, Peregrinazioni artistiche, «Il Mondo Illustrato. Giornale universale», Torino, Anno III, N. 16, 20 Ottobre 1860, pp. 254-255.

 

  p. 255. I ritratti ad olio della signora O’ Connell si raccomandano per effetto luminoso, per l’espressione dell’anima assai meglio che per somiglianza di lineamenti. Ella sa interpretare a meraviglia i caratteri appassionati, imprimere nella luce degli occhi i lunghi, secreti patimenti del cuore, que’ travagli morali, profondi che contrastano così fieramente coll’eleganti apparenze del bel mondo. Quindi ella medita attualmente una sorta di argomenti desunti dalla Commedia umana di Balzac, il Fausto de’ giorni nostri; anzi ha già delineato Ester salvata da Vautrin in quella che si asfissiava nel ritorno dal ballo e la Contessa di Restaut (sic) sorpresa da Gobseck nell’atto in cui abbraccia il testamento che spoglia di eredità i suoi figli.


  Giuseppe Giusti, Una chiacchierata ai lettori di Dante, in Scritti vari in prosa e in verso per la maggior parte inediti pubblicati per cura di Aurelio Gotti, Firenze, Felice Le Monnier, 1860. (Estratta dal Giornale di Commercio. Firenze, 17 gennaio 1838).[3]

  pp. 174-175. Lettori miei, mie belle Lettrici che vi beate nei suoni eterei delle desinenze nasali e gutturali, ora vi prevengo che sono lì lì per dirvi un’eresia letteraria: perdonatemi dunque anticipatamente. Per quanto a me (ed anche a qualcun altro, chè a me solo sarebbe poco) non piaccia veder Dante ridotto alla condizione d’in frustino o d’un soprabito, pure dirò che per noi Italiani è meglio che sia di moda esso, che Balzac e Victor Hugo. Gli svogliati, bisognosi di solleticare l’appetito con delle salse piccanti, non mi daranno ragione, ma io mi contenterò del voto di coloro che hanno lo stomaco buono. Chi è nato di qua dall’Alpi si giova più delle lasagne lombarde che della cucina francese.

  Dott. Romolo Griffini, La Scuola di farmacia, «Annali Universali di Medicina» già compilati dai dottori Annibale Omodei e Carlo Ampelio Calderini continuati dal dottore Romolo Griffini, Milano, Presso la Società per la pubblicazione degli Annali Universali delle Scienze e dell’Industria, Anno 1860, Volume CLXXIV – Serie Quarta, vol. XXXVIII, Ottobre, Novembre e Dicembre 1860, pp. 452-453.

  p. 453. Il sig. Ministro rende omaggio nella sua relazione ai servizi che la farmacia può prestare alla chimica, all’agricoltura, alle industrie popolari, e riconosce l’utile influenza che il farmacista esercita ne’ più umili villaggi, ove unitamente al medico ed al curato (intendiamo il degno curato di campagna, l’ideale di Balzac e di Ravizza, non l’affigliato di don Margotto), rappresenta l’intelligenza ed è maestro al colono in mille bisogne.

  Giovanni La-Cecilia, Storie segrete delle famiglie reali o Misteri della vita intima dei Borboni di Francia, di Spagna, di Parma, di Napoli, e della famiglia Asburgo-Lorena d’Austria e di Toscana, per Giovanni La-Cecilia. Terza edizione riveduta ed aumentata dall’Autore. Opera corredata di 50 Stampe, e col dono d’un ricco ed artistico Frontespizio miniato, e di due grandi Stampe rappresentanti Garibaldi e Vittorio Emanuele. Vol. I, Genova, Cecchi e Armanino Editori, 1860.

  p. 538, nota (1). Balzac (1), Chapelain, Voiture sono gli astri della pleiade poetica del tempo, la espressione del nuovo movimento letterario […].

  (1) Non si confonda con l’autore moderno di tanto romanzi affastaliati [?].

  [Alphonse de] Lamartine, Madama Emilia de Girardin, «Il Paese», Napoli, Anno I, Num. 41, 21 Gennaio 1860, pp. 561-569.

  p. 565. Ella studiava, per tanto, Balzac, questo inesauribile Molière del romanzo.


  Girolamo Lariano, Romanzo, in AA.VV., Enciclopedia Ecclesiastica in cui trattasi della Sacra Scrittura, della Dogmatica, Morale, Ascetismo, Passioni, Vizii, Virtù, Diritto canonico, Liturgia, Riti, Storia ecclesiastica, Missioni, Concilii, Eresie, Scismi, Biografia e Bibliografia ecclesiastiche, Archeologia e Geografia sacre, ecc. ecc. Compilata da una Società di Ecclesiastici sulle opere dei principali teologi, canonisti, storici, ec, ec. e diretta dall’Ill. Rev. Mons. Fr. Pietro Dott. Pianton Abbate di S. M. della Miser., Prelato Dom. di S. S. Papa Pio IX ecc., ecc. Opera accettata, benedetta e onorata da S. S. Papa Pio IX con medaglia d’oro. Prima edizione italiana. Vol. VI, Venezia, Stabilimento Tip.-Enciclopedico di Girolamo Tasso Edit. 1860, pp. 586-590.

 

  p. 589. Balzac nelle sue donne ti attrae alla sensualità più sfrenata [...].


  Segue:


  A. M. Cisco, Romanzo (Criterio morale del), in AA.VV., Enciclopedia ecclesiastica ... cit., pp. 590-593.

 

  p. 593. Ed un ora la Chiesa intese di preservarne i fedeli, col proibirne almeno alcuni de’ principali, quali sono tutte le opere di Eugenio Sue, e molti dei romanzi di Balzac, ed altri. La Chiesa però non proibisce tutt’i romanzi pericolosi, giacchè allora sarebbe un non finirla più, ma i principali e più esiziali.


  Dott. A.[ntonio] Lorenzutti, Sulla educazione della donna in generale. Discorso tenuto dal Dott. A. Lorenzutti nella conversazione del 9 marzo 1860 alla I. R. Accademia di Trieste, Trieste, Tip. G. D. Pagani, 1860.


  pp. 7-8. Ben lontano dal divider la paradossale idea del celebre Balzac, che la ragione non sia punto da rintracciarsi nel bel sesso, per non esser gli enti sensibili ognor sensati, il sentimento non un raziocinio, la ragione non sempre un piacere come il piacere ben di rado una ragione – ritengo altresì esser la ragione una, identica ed immodificabile in tutti gli esseri pensanti e ragionevoli, qualunque ne sia il grado del loro sviluppo ed organamento, perché la Divina scintilla che ci vivifica ed illumina potrà bensì risplender più o men fievolmente ma il di lei principio non potrà esser che l’unico fuoco generatore ed alimentatore degl’invariabili ed eterni principii d’ogni verità, d’ogni rettitudine, d’ogni bello sì fisico che morale cui potrassi forse rinunziare, rinnegar non mai. […].
  pp. 24-25. Che se le madri invece d’inculcare soverchiamente la esteriorità delle forme sociali col continuo ripetere «ciò si addice o non si conviene ad una fanciulla» il mondo vietare una od ammettere altra inconcludenza, e coll’imporre in una parola, alla figlia, a questo germe di tanta futura importanza, di avventurose e sciagurate contingenze di famiglia, e di talvolta non poche sociali complicanze, un quasi abbigliamento o, diremo in termine d’arte, una toelette morale onde presentarsi nel così detto mondo, e procacciarsi le inclinazioni altrui; inculcassero fervidamente d’ispiegare, ognora però entro ai limiti della verginale verecondia e di quella modestia che riesce tanto incantevole nel sesso delle grazie, inculcassero loro, diceva, anzi che celarsi sotto misteriosi veli convenzionali, di manifestare i proprii pensamenti con franca lealtà, mostrando per tal guisa un carattere quanto sincero altrettanto deciso, onde poter dire come il gran tragico d’Albione nel suo Otello «Speak of me, as I am» (Parla di me come sono) oh! allora potrebbesi dare la più solenne delle smentite al celebre Balzac quando ebbe ad asserire non conoscersi la donna che dopo parecchi anni di congiugale convivenza chiamandosi dalla civiltà attuale il marito per intero risponsabile della propria moglie . – […].
  pp. 30-31. Chè se le prime sensazioni che la donna fa germogliare nel cuore dell’uomo esser devono ingenue, pure, e scevre del benché menomo artifizio, le si rende lecito non solo, ma altresì necessario in progresso l’impiego di un qualche studio onde mantenere nel compagno de’ proprii giorni ognora viva quella fiammella la quale soltanto può dare un grato colorito, non meno che infonder il calore e sostenere quel grado di vigorosa vitalità che richiedonsi a trarre gli esseri pensanti da un deprimente isolamento dell’anima, e condurli in grembo al più incantevole consorzio de’ cuori. In cotal guisa anche dopo cessata, per valermi di una figura del già citato Balzac, l’alta marea del primo stadio della congiugale felicità, la bassa non lascierebbe mai allo scoperto i scogli di alcune sociali eventualità su cui arrampicansi i rodenti vermi delle umane passioni in cerca dell’azzurro elemento onde tuffarvi e nasconder la propria protervia dai raggi di un sole forse troppo vibrante e rischiaratore. […]
  p. 46. Il celebre Michelet, l’autore meritamente prediletto del giorno che, dopo Balzac, Karr ed altri esimii scrisse della donna e di quanto più la concerne cose nuove e bellissime, ebbe a dichiararla per permanentemente inferma, e con un ingegno proprio a lui ed alla spiritosa nazione cui appartiene si studiò di provare la sussistenza di un tale asserto.

  B. [iagio] Miraglia, Cronaca letteraria, «Rivista Contemporanea. Filosofia – Storia – Scienze – Letteratura – Poesia – Romanzi – Viaggi – Critica – Archeologia – Belle Arti», Torino, Dalla Società l’Unione Tip.-Editrice, Volume Vigesimo, Anno Ottavo, Febbraio 1860, pp. 240-249.

  p. 245. E una donna tedesca, la signora Bertha Arndts, traduce nel suo idioma il Canzoniere di Vittoria Colonna, la bella Musa italiana del secolo XV. Inteso o non inteso, bene o male, Petrarca è nelle mani di tutti; ma quanti tra i nostri leggitori e leggitrici conoscono le poesie della marchesana di Pescara? Le odi di Victor Hugo e di Lamartine, le più vecchie canzoni e le tetre fantasie della Musa nordica; i romanzi di Balzac e le traviate di Dumas, dalle Alpi alla estrema Sicilia, sono – chi nol sa? – il cibo quotidiano, il più dolce ricreamento de’ nostri studiosi e delle nostre damine dalle calze azzurre, ma i santi amori di Vittoria Colonna, che non ruppe mai fede al marito, benché lo perdesse nel fiore degli anni, come puossi pretendere, santi numi! Che non annoino ne’ nostri tempi?

  Marco Monnier, I Lombardi, in L’Italia è ella la Terra de’ morti? di Marco Monnier. Prima versione italiana, Napoli, Stabilimento tipografico di A. Morelli, 1860, pp. 59-84.[4]

  p. 63. Ognun lo ricorda, il romanticismo è nato cattolico, o almeno tale divenne nel nostro secolo, quando si alzò come scuola contro le tradizioni del secolo scorso. In Germania, gli Schlegel e i Novalis s’erano convertiti al medio evo; in Francia, la campagna cominciò contro Voltaire e la Rivoluzione. Châteaubriand, Lamartine, Victor-Ugo (sic), Balzac, tutt’i nostri maestri stavano pel trono e l’altare. I liberali, l’Accademia, Delavigne, Béranger, restavano volterriani e classici.
[…]
  p. 71. Tale ei [Manzoni] ci si mostra ne’ suoi romanzi, nei drammi, nei suoi inni; racconti e pitture nei quali ha dipinto fisonomie vive e non tipi astratti; scene prese sul fatto, delle quali, meglio di qualunque altro scrittore del suo tempo con meno imbarazzo di Walter Scott e meno sforzi di Balzac, egli ha trovato l’uomo; studii psicologici, sempre riusciti e sempre regolati, poiché rigettava i grandi slanci di passione come immorali; odi serrate, compatte, ma vive, ispirate (avvegnachè Manzoni fosse prima di tutto e prima di tutti, un gran lirico); sintesi poetiche, dove, in alquanti tratti, che rappresentando ad un tempo il suo soggetto e lui stesso, compendiava col suo proprio concetto la vita di un uomo o l’idea del suo Dio.

  Francesco Regli, George Sand, in Dizionario biografico dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici, tragici e comici, maestri, coreografi, mimi, ballerini, scenografi, giornalisti, impresarii, Ecc. Ecc., che fiorirono in Italia dal 1800 al 1860 compilato dal Cav. Dottor Francesco Regli Socio di varie Accademie, Torino, coi tipi di Enrico Dalmazzo, 1860, pp. 482-487.

  p. 484. Il sig. Kératry, a cui fu presentata per consultarlo, le dichiarò che una donna non deve scrivere; Balzac non fece grande attenzione ai suoi progetti letterari; Delatouche, suo compatriotta, l’accolse favorevolmente, e la prese per collaboratrice del Figaro.

  Spiritus Asper, Amenità della Conversazione, «Il Mondo Illustrato. Giornale universale», Torino, Anno III, N° 20, 17 Novembre 1860, pp. 317-318.

 p. 317. — Balzac il gran romanziere, se ne stava una notte in letto senza poter dormire. quando vide un uomo entrar quatto quatto nella sua stanza ed avvicinarsi allo scrignetto per aprirlo. Qual non fu lo spavento di quest’ultimo nell'udire ad un tratto una gran risata del romanziere, ch'egli credeva addormitatato!

 «E perché ridete? domandò il ladro maravigliando».

 «Io rido, mio buon amico, rispose Balzac, pensando quali brighe vi siete preso e qual rischio correte, nella speranza di trovar danaro di notte in uno scrigno ove il suo legittimo proprietario non può mai trovare il becco d’un quattrino di giorno».

  Il ladro, scornato naturalmente, se la svignò.


  Niccolò Tommaseo, Sand Georges (sic), in Dizionario d’estetica di Niccolò Tommaseo. Terza edizione riordinata ed accresciuta dall’autore, Tomo II, Parte Moderna, Milano, presso Fortunato Perelli, 1860, pp. 384-386.

  p. 387. Cfr. 1853.


  Tonin., I proverbi e le sentenze, «La Voce Dalmatica. Giornale economico-letterario», Zara, Anno I, N. 14, 1 Settembre 1860, pp. 113-115.

 

  p. 114. Per il genio analitico converrebbe essere un Balzac a dirittura, ed avere, come il prefato signore, molta voga fra i letterati di strenne ed almanacchi.



  [1] Segnalato ed analizzato da L. Carcereri, Editoria e critica balzachiana … cit., p. 514. L’opera è presente nelle seguenti Biblioteche italiane: Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio di Bologna; Biblioteca della casa di riposo ‘Lydia Borelli’ di Bologna; Biblioteca Statale Isontina di Gorizia; Biblioteca Comunale Labronica ‘Francesco Domenico Guerrazzi’ di Livorno; Biblioteca Comunale ‘Fabrizio Trisi’ di Lugo; Biblioteca Nazionale ‘Vittorio Emanuele III’ di Napoli; Biblioteca dell’Istituto di Storia del Teatro e dello spettacolo di Palazzo Maldura di Padova; Biblioteca Civica ‘Attilio Hortis’ di Trieste.
  [2] Cfr. R. de Cesare, La prima fortuna di Balzac … cit., vol. II, pp. 930-931. Ulteriori ‘repliche’ della medesima traduzione furono pubblicate nei seguenti periodici: «L’Iride novarese» (Novara, 3 e 10 novembre 1845), «Il Vaglio» (Venezia, 15 novembre 1845 e «Il Ricoglitore fiorentino» (Firenze, 17 gennaio 1846).
  [3] Questo saggio del Giusti pubblicato in prima edizione nel «Giornale del Commercio, delle Arti e delle Manifatture con Varietà ed Avvisi diversi», Firenze, Anno I, N. 3, 17 Gennaio 1838, pp. 10-11 è segnalato da R. de Cesare, La prima fortuna di Balzac … cit., vol. I, pp. 474-475. Edizioni successive: 1863; 1866; 1883.
  [4] Edizione successiva: Venezia, dal Prem. Stabil. Tip. di P. Maratovich, 1863.

Marco Stupazzoni

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